I prati, i boschi, i pascoli
Gli abitanti di Livigno e Trepalle si sono ingegnati in diversi modi per poter sopravvivere in questo ambiente, sfruttando ogni risorsa: i prati, i pascoli, i boschi.
Il prato predominava incontrastato sui campi coltivati, concentrati nelle zone più soleggiate della valle.
Sulla maggior parte dei fondi l’erba era falciata una sola volta all’anno; quando raggiungeva la giusta maturazione bisognava lavorare bene e di lena, approfittando del bel tempo: il fieno sarebbe stato conservato per sfamare il bestiame durante il lungo inverno.
Nei pochi campi presenti si trovavano limitate coltivazioni di orzo e, probabilmente fino al XVIII secolo, di segale. Se i cereali crescevano stentatamente a causa del clima rigido e dell’altitudine elevata, un altro vegetale prosperava: la rapa bianca, un alimento fondamentale nella cucina locale.
I pascoli erano comunali e venivano utilizzati principalmente da ovini e bovini, i cui spazi erano ben divisi. L’allevamento ovino era riservato al consumo familiare della carne e della lana, mentre quello bovino era legato alla domanda estera di latticini e carne.
Il bosco era un’altra risorsa preziosa: forniva legna da costruzione e da ardere, pascolo per bestiame, selvaggina, erbe medicinali e soprattutto difesa contro gli smottamenti e le valanghe che minacciavano la vallata in quasi ogni suo punto. I boschi di Livigno e Trepalle sono contraddistinti da quattro specie di piante, ognuna con la sua particolarità e importanza nell'ecosistema del territorio: il larice, il pino mugo, il pino cembro e l’abete rosso.
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Prati e pascoli
I boschi